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sabato 31 gennaio 2009

Finanziaria 2007: soldi per l'open Souce?

Nella legge finanziaria del 2007 (legge n° 296/2006) i comma 892 e 895 hanno fatto sperare in un processo di coinvolgimento delle amministrazioni pubbliche verso la digitalizzazione della macchina amministrativa e l'adozione del software open source nella gestione quotidiana delle piattaforme tecnologiche. Premesso che, a mio avviso, nelle alte sfere forse si ignora la sottile ma importante differenza tra il concetto OpenSource vs Software libero, la possibilità di ottenere grandi risultati e la promozione all'uso del Software OpenSource nella P.A. è sfumata in quanto, oltre alla "sepoltura " dei disegni di legge sull'adozione del software libero nella P.A. proposti qualche anno fa , si è avuto la non-consapevolezza delle possibilità di presentare progetti di migrazione al software libero, traendo benefici sia a livello economico sia a livello efficientistico. Quindi, nonostante non si faccia riferimento al software libero nella politica di innovazione della P.A., neanche la prospettiva di utilizzo dell'OpenSource si fa avanti poichè, tranne in sporadici casi di comuni ed altri enti, sensibili alle prospettive e alle opportunià che vengono offerte da questi software, nella maggior parte delle P.A. il software proprietario (Microsoft Xp in primis) regna incontrastato. Speriamo che i dieci milioni di euro messi a disposizione dalla finanziaria per progetti per l'anno 2009 siano sfruttati ed utilizzati in maniera efficace da parte delle amministrazioni pubbliche. Di seguito sono riportati i due commi della Finanziaria 2007 a cui si fa rifermimento sopra.

892. Al fine di estendere e sostenere in tutto il territorio nazionale la realizzazione di progetti per la societa` dell’informazione, e` autorizzata una spesa di 10 milioni di euro per ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009. Con decreto di natura non regolamentare, entro quattro mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, il Ministro per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione, di concerto con il Ministro per gli affari regionali e le autonomie locali per gli interventi relativi alle regioni e agli enti locali, individua le azioni da realizzare sul territorio nazionale, le aree destinatarie della sperimentazione e le modalita` operative e di gestione di tali progetti.


895. Nella valutazione dei progetti da finanziare, di cui al comma 892, e` data priorita` a quelli che utilizzano o sviluppano applicazioni software a codice aperto. I codici sorgente, gli eseguibili e la documentazione dei software sviluppati sono mantenuti in un ambiente di sviluppo cooperativo, situato in un web individuato dal Ministero per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione al fine di poter essere visibili e riutilizzabili.


sabato 24 gennaio 2009

Chiesa Cattolica e Software Libero: libertà e cooperazione...

La sorprendente affinità fra Dottrina Cattolica e Software Libero

Articolo di Marco Fioretti di venerdì 11 Novembre 2005 pubblicato su Newsforge ( www.newsforge.com )

"La configurazione tecnologica che sottintende ad Internet è strettamente legata ai suoi aspetti etici. Un impegno risoluto a praticare la solidarietà a servizio del bene comune all'interno delle nazioni e fra di esse, dovrebbe dar forma e guidare il nostro uso della nuova tecnologia informatica e di Internet. Internet [... richiede] una cooperazione internazionale per stabilire modelli e meccanismi volti alla promozione e la tutela del bene comune internazionale. Gli individui, i gruppi e le nazioni devono avere accesso alla nuova tecnologia. Il ciberspazio dovrebbe essere una fonte di informazioni e servizi accessibili a tutti gratuitamente e in una vasta gamma di lingue. In questo processo vinca l'umanità tutta e non solo un'élite ricca che controlla la scienza, la tecnologia, la comunicazione e le risorse del pianeta. È necessaria un'azione risoluta nei settori pubblico e privato per eliminare il digital divide."

Le affermazioni precedenti sembrano scritte da Richard M. Stallman, fondatore della Fondazione per il Software Libero (FSF). In realtà esse provengono dal documento Vaticano “Etica in Internet” (EiI). La posizione della FSF al riguardo è che la società “ha bisogno di una informazione che sia realmente disponibile ai suoi cittadini - per esempio programmi che si possano leggere, correggere, adattare e migliorare, non soltanto usare”.

Affinità fra la dottrina Cattolica e il Software Libero

Tecnicamente ed eticamente parlando il Software Libero è quello che, a prescindere dal prezzo, può essere liberamente modificato e condiviso, ed è libero da costi per-postazione, royalty, brevetti e altre restrizioni del genere. La stessa definizione si può applicare ai formati di file e ai protocolli di comunicazione. Definiamo quindi Libero (con la L maiuscola) il software e gli standard che rispettano queste condizioni. Negli ultimi decenni la Chiesa Cattolica ha pubblicato diversi documenti chiaramente vicini a questo modo di intendere l'informatica. Ecco alcuni esempi.

Per le finalità di questo articolo, possiamo considerare Internet e il software come un nuovo tipo di strutture o attrezzature. L'enciclica di Papa Paolo VI del 1967 sullo sviluppo dei popoli “Populorum Progressio” diceva:

"Lasciato a se stesso, [il meccanismo di tali strutture] è tale da portare il mondo verso un aggravamento, e non verso un'attenuazione, della disparità dei livelli di vita: i popoli ricchi godono di una crescita rapida, mentre lento è il ritmo di sviluppo di quelli poveri".

Poi nel 1971, la Istruzione Pastorale “Communio et Progressio” (CeP) sui mezzi di comunicazione sociale affermava:

"Strettamente correlativo al diritto di informazione è il dovere della ricerca da parte dell'uomo: tale diritto infatti non può essere esercitato se l'uomo che deve essere informato non dà anche la sua collaborazione. Deve quindi esserci una larga disponibilità di mezzi efficaci, per poter scegliere quelli più adatti alle esigenze individuali e sociali. Se non c'è la possibilità di una vera scelta tra diversi strumenti della comunicazione, il diritto si riduce ad un mero enunciato teorico".

Per quanto riguarda il software, questo significa che la Chiesa Cattolica non dovrebbe usare formati di file e protocolli informatici proprietari (ovvero non Liberi, ma utilizzabili solo con alcuni programmi), perché questo potrebbe impedire a molti l'accesso alle informazioni, limitando la possibilità di scelta dei programmi da utilizzare, magari a quelli più costosi.

La richiesta della Communio et Progressio è molto simile a quella di Stallman di non allegare mai file in formato proprietario ai messaggi di posta elettronica.

La Communio et Progressio dice anche:

“Il diritto di essere rettamente informato è inseparabile dalla libertà della comunicazione”

Se la comunicazione avviene via computer, questo diritto può essere garantito soltanto con protocolli e formati Liberi. Per lo stesso motivo, dovrebbe essere garantita la libertà degli utenti di scegliere quali programmi software usare per comunicare. Questo è lo stesso desiderio espresso da Stallman.

La Communio et Progressio sostiene anche che:

“questa libertà di comunicazione comporta per gli individui e per i gruppi la facoltà di procurarsi e di diffondere notizie, come pure di accedere all'uso dei mezzi di comunicazione”

e che

“un esempio delle possibilità culturali offerte dai mezzi di comunicazione lo troviamo considerando il servizio ch'essi possono rendere alla letteratura e all'arte di molti paesi, che nei loro racconti, nelle rappresentazioni, nei canti, nelle danze conservano un antico patrimonio di cultura popolare. A motivo della loro perfezione tecnica questi strumenti permettono ai valori originali della cultura di avere una larghissima diffusione, di venire registrati in modo che possano ripetutamente essere apprezzati e venire reintrodotti nei territori in cui già si estinsero; in questo modo essi aiutano ogni nazione a riprendere coscienza dei propri valori culturali e a comunicarne la conoscenza agli altri popoli, perché l'apprezzino e ne possano assimilare i valori positivi".

Molti paesi in via di sviluppo stanno già usando con successo software e formati Liberi per preservare le loro tradizioni culturali, poiché il software Libero può essere adattato facilmente, al minor costo possibile, ad ogni linguaggio o dialetto. I missionari cattolici in ogni parte del mondo dovrebbero essere informati dell'esistenza di simili strumenti.

Dieci anni dopo la Communio et Progressio, Papa Giovanni Paolo II ha scritto nell'Enciclica “Laborem exercens” che l'uomo attraverso il lavoro non solo trasforma la natura, adattandola alle proprie necessità, ma anche realizza se stesso come uomo ed anzi, in un certo senso, “diventa più uomo". Questo avviene nella misura in cui egli

"intende il suo lavoro anche come incremento del bene comune elaborato insieme con i suoi compatrioti, rendendosi così conto che per questa via il lavoro serve a moltiplicare il patrimonio di tutta la famiglia umana, di tutti gli uomini viventi nel mondo..."

"La tradizione cristiana ... ha sempre inteso ... il diritto della proprietà privata come subordinato al diritto dell'uso comune, alla destinazione universale dei beni..."

"La Chiesa ha sempre proclamato che "l'uomo quando lavora, non soltanto modifica le cose e la società, ma perfeziona anche se stesso. Apprende molte cose, sviluppa le sue facoltà, è portato a uscire da sé e a superarsi"."

Il Manifesto GNU del movimento per il Software Libero parla solo di programmazione e dei programmatori, ma in esso possiamo trovare una visione del lavoro (scrivere programmi, nel caso specifico) come mezzo per diventare una persona migliore e aiutare gli altri:

“L'atto di amicizia fondamentale tra programmatori è condividere programmi... GNU è un esempio che ispira gli altri e una bandiera che li chiama a raccolta perché si uniscano a noi nel condividere il software. Questo ci può dare una sensazione di armonia che sarebbe irraggiungibile se usassimo software che non sia Libero. Per circa la metà dei programmatori che conosco è una soddisfazione importante, che il denaro non può sostituire”.

Nel 2002, oltre al già citato EiI, il Vaticano ha pubblicato la lettera “La Chiesa e Internet”, che ci ricorda che “I responsabili ecclesiali sono obbligati ad utilizzare le potenzialità dell'era del computer al servizio della vocazione umana e trascendente dell'uomo” perché Internet “permette accesso immediato e diretto a importanti fonti religiose e spirituali”. Lo stesso documento mette in evidenza che, già nel 1992, l'Istruzione Pastorale Aetatis Novae aveva chiamato la comunicazione bidirezionale e l'opinione pubblica il “mezzo per realizzare concretamente il carattere di "comunione" della Chiesa”. La Chiesa Cattolica (EiI) “dovrebbe essere attivamente presente su Internet e partecipare al dibattito pubblico sulla sua evoluzione” e “dare un aiuto reale indicando i criteri etici e morali applicabili in questo campo”.

Queste linee guida dovrebbero essere applicate prima ancora di scegliere il software. Che dire, ad esempio, dei file? Il formato usato per memorizzare i file della Chiesa è ancora più importante del programma usato per leggerli. Gli archivi ufficiali della Chiesa dovrebbero durare ed essere disponibili per millenni. A questo scopo non dovrebbe essere usato nulla che sia meno durevole della pergamena, o meno universalmente leggibile, specialmente se la sua disponibilità dipendesse dalla sopravvivenza di qualsiasi azienda privata.

Raccomandazioni tecnologiche per la Chiesa

La Chiesa Cattolica ha già riconosciuto che Internet è una opportunità troppo importante perché l'umanità possa farsela scappare. Però, per quel che mi risulta, la Chiesa non si è ancora resa conto (almeno ufficialmente) che le Sue preoccupazioni e raccomandazioni riguardo ai mezzi di comunicazione sociale si dovrebbero applicare anche al software, ai formati di file e ai protocolli informatici che Essa stessa usa.

Il movimento per il Software Libero, anche se non intenzionalmente, ha già creato un "apparato" software che si adegua pienamente alle linee guida appena citate. La visione della Chiesa Cattolica sui mezzi di comunicazione sociale può essere realizzata completamente con protocolli non proprietari e formati di file come OpenDocument . Di per sè, scegliere la tecnologia giusta non sarà mai sufficiente per raggiungere il bene comune, ma è un passo necessario nella direzione giusta.

Dopo aver cominciato a scrivere questo articolo ho scoperto due pastori Cristiani che, indipendentemente l'uno dall'altro, sono arrivati a conclusioni simili. Il primo è il Rev. Parris della Chiesa Battista Oakdale Christian Fellowship, che ha anche pubblicato diversi manuali per aiutare chiese (e altre organizzazioni non-profit) a passare al Software Libero. Il suo "Ufficio della Chiesa Formato Pinguino" è quasi esclusivamente una relazione tecnica, ma fa anche notare che "Richard Stallman ... sarà anche ateo, ma la sua visione del software ha molti punti di contatto con la teologia Cristiana. Il software proprietario limita la mia capacità di aiutare il mio vicino, uno dei pilastri fondamentali della fede Cristiana".

Oltre al Rev. Parris ho incontrato anche un Sacerdote Cattolico Italiano, Don Paolo La Terra, direttore dell'Ufficio Diocesano di Ragusa per l'Educazione Cattolica, Cultura, Scuola e Università, oltre che docente in varie istituzioni. Nella sua home page, Don Paolo dichiara di essere convinto che "l'Open Source sia molto evangelico, sia come impostazione che come filosofia" e dedica ai suoi lettori "un versetto che, penso, costituisca un vero e proprio fondamento teologico del software libero: 'Senza frode imparai la sapienza e senza invidia la dono, non nascondo le sue ricchezze" (Sapienza 7,13).

L'intera Chiesa Cattolica dovrebbe orientarsi in questa direzione. Ricordiamo la richiesta contenuta in Etica in Internet: "È necessaria un'azione risoluta nei settori pubblico e privato per eliminare il digital divide". La Chiesa dovrebbe ufficialmente adottare solo formati di file e protocolli informatici Liberi (nel senso spiegato sopra), sia internamente che per ogni comunicazione verso terzi. In pratica questo significa, come minimo:

  • Adottare il formato Libero OpenDocument per i documenti da ufficio in tutte le istituzioni Cattoliche nel mondo.

  • Evitare formati di file e protocolli proprietari nei siti Web Cattolici e nei documenti ufficiali della Chiesa, e non accettarli in nessuna comunicazione ufficiale.

  • Assicurarsi che tutti i siti Web Cattolici siano certificati come visibili da qualunque browser

Fonte:
http://www.eleutheros.org/articoli/dottrina_cattolica_software_libero/index.html

venerdì 23 gennaio 2009

Software libero nelle P.A. italiane???

Non è noto a tutti che anche in Italia si sia avuta a partire dal 2002, (grazie soprattutto all'esempio delle petizioni tedesche che hanno fatto sì che 150 server parlamentari venissero installate "soluzioni Linux") una certa propensione all'idea di adottare il Software Libero per le P.A. Infatti, alcuni politici hanno sottolineato come siano violati alcuni principi di libertà costituzionali attraverso l'utilizzo di software proprietari (per la maggior parte Microsoft) da parte delle Amministrazioni Pubbliche: ciò fa sì che il controllo e la gestione, ad esempio, di dati anagrafici e altri dati privati dei cittadini, possa essere riservato , in modo non esplicito, alle compagnie fornitrici di Software a licenza d'uso. In questa ipotesi quindi, tutto il flusso di informazioni potrebbe essere intercettato, attraverso le istruzioni contenute nei codici sorgente dei software proprietario, e sfruttato da terzi, senza che ci si possa render conto di questo "traffico tacito". Le varie proposte di legge e dibattiti parlamentari che, a partire dal 2002, si sono susseguite hanno prodotto modesti risultati e vige ancora una libera scelta da parte delle istituzioni statali sugli standars da adottare per lo sviluppo , ad esempio, di siti e dei sistemi operativi dei personal computers. Anche l' Associazione per il Software libero, ha prodotto un documento dove si propongono e si espongono le ragioni pratiche e giuridiche che giustificano per l'adozione del software libero nelle P.A.
Aspettando una "scossa" da parte del parlamento...

mercoledì 21 gennaio 2009

Articolo in spagnolo sugli Internauti in Venezuela

Latinoamérica tiene 135 millones de usuarios de Internet
Marianna Párraga Caracas, Venezuela
06 de junio de 2008

El panorama que dibuja el uso de Internet en América Latina no es precisamente el mejor del mundo, pero la tendencia es positiva. Un minucioso estudio realizado por la firma venezolana Tendencias Digitales arroja como resultado la existencia de 135 millones de usuarios de la red en la región al cierre de 2007, número que señala un alza de 26% con respecto al año anterior.
Pero aunque la tendencia al crecimiento que muestra el número de personas con posibilidad de acceder a internet revela que las políticas regionales han sido acertadas en ese sentido, aún queda un amplio camino por recorrer, pues la penetración de la red en la región se situó en 2007 en 24%, una cifra con amplias posibilidades de crecer, tal como ha ocurrido en el último decenio en otros lugares del mundo.
Tendencias Digitales afirma que las comunicaciones en general se han mantenido en el tiempo como el uso más popular que se le da a la red, al representar el 35% de las actividades que los usuarios realizan a través de esta herramienta. No obstante, aunque años atrás el correo electrónico era la principal forma de comunicación por este medio, actualmente este rol es compartido con la mensajería instantánea. Asimismo, nuevas formas de comunicación como la voz sobre IP y las redes sociales al estilo Facebook están aportando nuevas maneras de interrelacionarse.
Otro de los usos más frecuentes de Internet es la realización de transacciones diversas. Entre ellas se cuentan las compras por Internet, la banca electrónica y los trámites ante sitios gubernamentales, cuya cantidad ha ido creciendo sostenidamente en los últimos años en países como Venezuela, acompañada de cambios cualitativos como la incorporación de servicios de atención en línea.
Sobre los servicios con mayor expansión, la firma destaca la carga de contenidos en la red -fotos, videos y archivos-, que se ha incrementado 61% en los últimos tres años. Igualmente, el acceso a medios de comunicación tradicionales a través de Internet experimentó un aumento de 51% el año pasado, lo cual indica que la respuesta de estos medios ante la popularidad de los contenidos aficionados está dando resultados apreciables.
Venezuela crece, pero todavía faltan recursos
De los 135 millones de usuarios de Internet que sumó América Latina en 2007, Venezuela concentró 5,4 millones, lo cual colocó la penetración en un 19,7%, número bastante superior al 15,31% de 2006, pero que refiere que el país está atrasado en la popularización de este medio con relación a la región en conjunto.
Tendencias Digitales explicó que aun cuando el crecimiento se ha mantenido, en los últimos cuatro años se ha observado una desaceleración. En contraposición, naciones como Perú, Costa Rica, Puerto Rico y México tienen tasas de penetración superiores a 20%.
Una de las razones que podría estar motivando este comportamiento es el desconocimiento. El 63% de los usuarios venezolanos son menores de 26 años, pero de 850 personas que no usan internet encuestadas, el 41% indicó que no se conecta porque no sabe usar la herramienta. Otro 24% reconoció que no le llama la atención y más del 20% explicó que el problema es que no tiene computadora, un factor que ya ha comenzado a ser solventado en otros países del mundo mediante la oferta de computadoras de bajo precio, el subsidio de salas de navegación o la instalación de estas en zonas populares y académicas.
El crecimiento de Internet en Venezuela contrasta con la "explosión" de la telefonía móvil celular. Al cierre del año pasado se registró en el país la existencia de poco más de 23 millones de usuarios activos, lo cual colocó la penetración del servicio por encima del 86%. De hecho, Tendencias Digitales estima que esa tasa de penetración llegará a un 98% al cierre de este año, lo cual implica que prácticamente cada habitante del país tendrá un teléfono celular, con excepciones como los niños pequeños.

lunedì 19 gennaio 2009

Articolo in spagnolo sul livello tecnologico-informatico degli stati latinoamericani

Democracia electrónica

Articulo escrito Por Francisco Miro Quesada Rada. Politólogo

23 de Junio 2008

En 1989, el politólogo estadounidense Robert Dahl, uno de lo más importantes exponentes de la teoría moderna sobre la democracia, destacó los alcances del ejercicio democrático por medios electrónicos, dando cinco criterios básicos aceptados en la actualidad: la participación efectiva, la igualdad política, el entendimiento ilustrado, el control de la agenda por parte de los ciudadanos y la inclusión o la garantía de una igualdad básica en las facilidades. De acuerdo con lo señalado, quiere decir que la democracia electrónica es un aporte para empoderar al ciudadano que por este medio ha decidido manifestarse políticamente.

Naciones Unidas ha publicado un avance sobre la democracia electrónica en el mundo. Es un estudio amplio y detallado referente a los servicios que dan las entidades públicas, conocidos como portales electrónicos, que contribuyen con la transparencia y los niveles de participación ciudadana. México lleva la delantera en América Latina, seguido de Argentina, Chile y Brasil. El Perú figura en séptimo lugar de entre 17 países evaluados. En cuanto a la puesta en valor de los portales, sobre cómo se brindan políticas de gobierno, aplicaciones y herramientas de acuerdo con las necesidades de la ciudadanía, continúa México en primer lugar, seguido de Brasil, El Salvador y el Perú.

Sobre los niveles de participación ciudadana para acceder a los portales no figura el Perú, en cambio, además de México, Argentina y Brasil, destacan Colombia, Bolivia, El Salvador y Costa Rica.

Los países que emplean el correo electrónico para informar a la ciudadanía son: Colombia, Uruguay y Venezuela. Solo Brasil, El Salvador y México fomentan la participación ciudadana a través de foros abiertos. Por ejemplo, en Brasil estos foros funcionan en el ámbito parlamentario, así los ciudadanos pueden conectarse con sus representantes. El único que publica los resultados de los procesos participativos en Internet es México. Dicho informe también se refiere a los estados evolutivos del gobierno electrónico, que reseñamos:

Emergente: presencia en línea, páginas oficiales y links a departamentos y ministerios. Implementado: mayor cantidad de información, mayor disponibilidad de documentos, formularios y leyes. Aparecen boletines electrónicos. Interactivo: disponibilidad de servicios en línea y aplicación web. Se aprecia mejor servicio a la comunidad. Transaccional: transformación del gobierno en entidad con interacción bidireccional. Gran cantidad de servicios en línea disponibles. Conectado: el Gobierno se ha transformado en una entidad conectada con las necesidades de la ciudadanía y ha rediseñado sus procesos. Fomenta y promueve la participación ciudadana e involucra a la ciudadanía en el proceso de toma de decisiones.

De acuerdo con este estado evolutivo, el Perú está 100% emergente, 82% implementado, 58% interactivo, 11% transaccional y 19% conectado. No estamos tan mal, pero deben hacerse esfuerzos para facilitar la participación ciudadana.

Una reciente encuesta de la Universidad Católica indica que el 63% de los peruanos prefiere un gobierno democrático. La cifra es favorable, pero ha disminuido con relación a encuestas anteriores, en las que la preferencia era de 72%. Por ello, para mantener una tendencia favorable, es necesario que, entre otros mecanismos de participación ciudadana, se implemente la participación electrónica no solo para que podamos empoderarnos más, sino también para que la ciudadanía sienta los resultados derivados de su participación y tenga mayor capacidad de interacción y de control. Ello contribuirá, en gran medida, con la democratización y la inclusión política.

domenica 18 gennaio 2009

Cantiamo per il Software libero....



Free Software Song
(written by Richard Stallman, performed by The GNU/Stallmans)
Join us now and share the software;
You'll be free, hackers, you'll be free.
x2

Hoarders may get piles of money,
That is true, hackers, that is true.
But they cannot help their neighbors;
That's not good, hackers, that's not good.

When we have enough free software
At our call, hackers, at our call,
We'll throw out those dirty licenses
Ever more, hackers, ever more.

Join us now and share the software;
You'll be free, hackers, you'll be free.

Trad. Ita
La canzone del software libero
Unitevi adesso e condividete il software
sarete liberi, hackers, sarete liberi.

Gli accaparratori possono avere mucchi di soldi
è la verità, hackers, è la verità
ma non possono aiutare il prossimo
e ciò non è buono, hackers, e ciò non è buono;

quando avremo abbastanza software libero
al nostro richiamo, hackers, al nostro richiamo
getteremo via quelle sporche licenze;
sempre di più, hackers, sempre di più!

Trad. Español
La cancion del Software Libre
Unanse a nosotros y compartan el software
seran libres, hackers, seran libres.

Los monopolios pueden hacer mucho dinero
esa es la verdad, hackers, esa es la verdad
pero nunca pueden ayudar a su vecino
eso no es bueno, hackers, eso no es bueno.

Cuando tengamos suficiente software libre
a nuestra llamada, hackers, a nuestra llamada
écharemos abajo esas podridas licencias
para siempre, hackers, para siempre!

sabato 17 gennaio 2009

Perchè il software libero non è necessariamente gratuito?!

Prendendo spunto dal sito italiano del progetto GNU/LINUX , voglio approfondire un argomento che molti utenti di internet conoscono in maniera indiretta e molto spesso equivoca. In particolar modo mi riferisco alla gratuità delle risorse e degli strumenti messi a disposizione sul WEB. Molte persone pensano che gli strumenti e i programmi gratuiti scaricabili da vari siti web sono "liberi" perché non si deve pagare nessuna somma ai loro creatori (o per dirla alla Stallman "autori", essi non sono dei!!) o alle società distributrici. Tutto ciò va, invece, ad intaccare il vero senso della parola "libero" in quanto il termine "Software libero" indica il software che si oppone , sia eticamente che socialmente, all'oppressione e il controllo del "software proprietario", ossia il software che non concede all'utente di accedere e modificare il programma attraverso il codice sorgente e non permette di sapere cosa realmente fa il programma in esecuzione. Il Software libero (io proporrei l'aggettivo Liberatorio ) si definisce tale solo se rispetta, contemporaneamente, quattro libertà fondamentali che sono:

Libertà 0 = Libertà di eseguire il programma per qualsiasi scopo.
Libertà 1 = Libertà di studiare il programma e modificarlo a proprio piacimento attraverso l'accessso e la modifica del codice sorgente.
Libertà 2= Libertà di distribuire il programma in modo da aiutare il prossimo.
Libertà 3= Libertà di migliorare il programma e di distribuirne pubblicamente i miglioramenti, in modo tale che tutta la comunità ne tragga beneficio.

L'attenzione è quindi focalizzata sul concetto di libertà/ privazione. Il software proprietario è definito anche come software privativo perchè priva l'utente di queste libertà sopra descritte. Ma esiste anche un'altra differenza concettuale che si è creata all'interno del movimento per la distribuzione del Software libero, ossia la differenza tra Software Open Source e Software Libero. La differenza è anche qui tecnico-filosofica. Per Open Source si intendono software che permettono l'accesso al codice sorgente e che rispondono alle licenze dell'OSI (Open Source Initiative). Ma queste licenze , potenzialmente, possono variare e limitare il grado di libertà dell'utente. Il Software libero invece garantisce tout court la libertà dell'utente, grazie al costante rispetto delle quattro libertà, descritte nelle GNU GPL (Gnu General Pubblic License). Oltre a queste brevi ma importanti premesse, esiste un tema che lo stesso Stallman affronta in modo chiaro e semplice: è giusto far pagare il software libero? Secondo il guru Stallman si. In lingua inglese con l'aggettivo "FREE" si indica sia un qualcosa gratuito (es. free message /messaggio gratuito...quello per intenderci delle segreterie telefoniche) sia qualcosa che sia libera, che gode di libertà (es. Is this seat free?/é libero il posto?). Software libero non significa appunto gratuito ma essenzialmente "libero dal controllo proprietario". Ora perchè il software libro può essere venduto? Il software libero può essere "rilasciato dietro compenso" perché in questo modo aiuta la comunità per la diffusione e lo sviluppo del SL a raccogliere fondi. Il software proprietario può essere venduto anche a prezzi bassi ma ciò non lo rende un software libero. E anche se il prezzo del software libero è alto quasi quanto quello del software proprietario, ciò non elimina e non lascia l'utente svantaggiato perché le sue libertà vengono rispettate. Come disse qualcuno, la libertà non ha prezzo....

per maggiori informazioni:

Video del Presidente Ecuadoriano Rafael Correa sul Software Libero

venerdì 16 gennaio 2009

Anche dall'Ecuador l'invito e l'autorizzazione all'uso del Software libero nelle P.A....



Come già brevemente illustrato in un precedente post il Presidente Ecuadoriano Rafael Correa, sull'esempio di quattro anni prima del suo amico e collega Hugo Chavez, autorizza, tramite atto presidenziale, l'utilizzo del Software Libero nella Pubblica Amministrazione Centrale
Con il decreto n. 1014 del 10 aprile 2008, si attua, così, una politica di graduale migrazione al Software libero e di opportunità di utilizzo delle tecnologie "aperte" nelle Pubbliche Amministrazioni. Si apre la strada affinché gli organismi di Pubblica Amministrazione Centrale, previa una massiccia formazione ed informazione, possano, quindi, installare ed utilizzare gli standards aperti e sfruttare, di conseguenza, le opportunità di sviluppo adeguato alle esigenze dell'apparato pubblico, fattore messo a disposizione dalle 4 libertà del software libero. Un passo in avanti per il governo Ecuadoriano che lo aggrega sempre più agli altri stati latinoamericani nella lotta etica ed economica contro il software proprietario. Un punto del predetto decreto, a differenza del decreto presidenziale venezuelano n.°3390 del 28 Dicembre 2004, resta però nell'ambito di un'interpretazione discutibile: all'articolo 4 si consente l'utilizzo del software proprietario solo quando non vi è, da parte dei software liberi, una soluzione che soddisfa le esigenze richieste, o quando a rischio vi è la sicurezza nazionale, o quando il progetto informatico si trova in un punto di non ritorno.Viene marcata, inoltre, l'attenzione per l'aspetto prettamente economico di questa migrazione.
Infine, non si evidenzia o si accenna alla durata prevista per il processo di migrazione al Software Libero, cosa che invece decretata nel omologo decreto venezuelano (attuazione dei punti stabiliti in ventiquattro mesi). A mio avviso, quindi, un prudente passo in avanti, quello di Correa...

Chavez sul Software Libero

mercoledì 14 gennaio 2009

il Brasile si prepara a ospitare il CAMPUS PARTY 09


Che cos'è il Campus Party?
Campus Party è considerato il maggior evento di innovazione tecnologica ed intrattenimento elettronico in rete del mondo. Un incontro annuale realizzato dal 1997 in Spagna, che riunisce durante sette giorni migliaia di participanti con i propri PC provenienti da diversi paesi, con la finalità di condividere curiosità, scambiare esperienze e realizzare vari tipi di attività relative alla tecnologia, alla cultura digitale e all' intrattenimento in rete.

Quest'anno l'evento si terrà in Brasile, a São Paulo do Brasil, dal 19 al 25 Gennaio; qui migliaia di participanti iscritti al Campus Party installeranno i propri PC e prenderanno la propria postazione per una maratona di attività legate a 12 aree tematiche (CampusBlog, Games, Simulazione, Modding, Musica, Design, Fotografia, Vídeo, Sviluppo e Software Libero). A tutti sarà messa a disposizione una connessione da 5Gb. Inoltre, ci sarà per quest'edizione, un importante ospite: Tim Berners-Lee, il padre della Web.

per maggiori informazioni e iscrizioni all'evento:http://www.campus-party.com.br/

Ancora sull'Accademia del Software Libero..

martedì 13 gennaio 2009

Accademia del Software Libero a Caracas: che cos'è?


E’ un centro di informazione, ricerca e sviluppo del software a codice aperto e di licenza gratuita, che funge da appoggio alle istituzioni pubbliche con il fine di incrementare l’ efficienza, la produttività e la qualità dei servizi offerti dalle differenti organizzazioni nazionali, cosi come ridurre i costi di operazione e sviluppo.

Obiettivo Generale:
Formare talenti umani di alta capacità tecnica, capaci di generare soluzioni informatiche e di offrire servizi qualificati per il paese nelle aree tecnologiche di informazione e comunicazione con strumenti a codice aperto (Open Source) e Licenza Pubblica Generale (GPL).

Obiettivi Specifici:

• Formare talenti umani per l’ uso, sviluppo, supporto ed amministrazione nell’ area del software libero sviluppato con standards aperti.

• Formare i funzionari che si richiedono per il Plan de Migrazione hacia el Software Libero (Piano di Migrazione verso il SL),in ottemperanza al Decreto Presidenziale n.° 3.390, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n.° 38.095 in data 28 Dicembre 2004.

• Impartire una formazione che tenga un alto livello di qualità e una costante attualizzazione.

• Rinforzare la capacità tecnica dello stato, e le sue risorse umane, nell’ area delle tecnologie di informazione e comunicazione.

• Creare e mantenere spazi di ampliamento delle capacità che permettano di incrementare la produttività e migliorare la efficienza.

• Promuovere l’ uso del software libero nelle imprese pubbliche del Paese.

• Promuovere il sito dell’ Accademia per mantenere informazione su di essa e sui differenti programmi che offre.

• Prestare servizi di ascolto, assistenza, orientamento e ricerca nelle aree del Software Libero.

Gli Istruttori
L’ Accademia conta di istruttori di alto livello professionale, di esperienza certificata con progetti di alta esigenza, con un alto livello di creatività nell’ uso di conoscenze teoriche acquisite, con virtù pratiche nell’ uso del Software Libero. Il dato più importante è, comunque, che i nostri istruttori assumono il ruolo di tutors in consonanza con le nuove tendenze di insegnamento -apprendistato.

I Partecipanti
I Nostri corsi sono diretti a Funzionari Pubblici che desiderano ottenere capacità nella gestione del Software Libero nelle aree di Sistemi Operativi,Sviluppatori, Amministratori di Servers, di Reti, di Sicurezza, Disegno Grafico e Ofimatica.
La Accademia garantisce che al termine dei nostri corsi, il partecipante sia capace di comprendere a fondo la filosofia del Software Libero, sia capace di trovare e creare soluzioni attravérso l’ uso, la modifica e la creazione di Strumenti di Tecnologie di Informazione e Comunicazione (TIC) e che si possa inserire nella società venezuelana come mano d’ opera qualificata nell’ area delle TIC utilizzando il Software Libero.

Partecipanti per Corso
Il numero dei partecipanti dipenderà dal numero di istruttori disponibili,dal numero di sessioni aperte e dalla infrastruttura fisica.

Costi dei Nostri Corsi
L’ Accademia de Software Libero è un’ organizzazione senza fini di lucro, pertanto i corsi sono senza costo alcuno per i nostri partecipanti.

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L’ Accademia del Software Libero è ubicata nella Av. Universidad, Esquina El Chorro. Edificio J. Castillo, Mezzanina 3 (Edif. annesso alla Torre Ministeriale). Per contatti, comunichi attraverso il numero telefonico 0212-7718609 o attraverso gli indirizzi:

• Nelson Marquina
nmarquina@cnti.gob.ve

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(tratto dal sito CNTI e tradotto da Gianfranco Cataldo)

domenica 11 gennaio 2009

giovedì 8 gennaio 2009

Software libre in Brasile..



Ordem e Progreso..informatico
Governi ed interi paesi iniziano ad apprezzare i vantaggi derivanti dall’utilizzo del Free Software. Fra i più famosi, il Brasile ha optato per una migrazione massiccia dell’infrastruttura informatica pubblica come ha notato Todd Benson del New York Times:
''Da quando è stato eletto, due anni or sono, il Presidente Luiz Inácio Lula da Silva ha trasformato il Brasile in un avamposto tropicale del movimento del Software Libero.
Cercando di risparmiare milioni di dollari in spese di licenze e royalties, Mr. da Silva ha dato istruzioni ai ministeri e alle compagnie pubbliche di migrare gradualmente dalle costose soluzioni prodotte da Microsoft ed altri, verso sistemi operativi liberi come Linux.
Nell’ottica di Mr. da Silva, il Brasile è diventato inoltre il primo paese a richiedere che qualsiasi compagnia o istituto di ricerca che riceva finanziamenti dallo Stato per sviluppare software ha l’obbligo di rilasciarlo sotto licenza aperta, ossia il software che viene sviluppato deve essere libero per tutti.''


tratto dal sito: