
Come già brevemente illustrato in un precedente post il Presidente Ecuadoriano Rafael Correa, sull'esempio di quattro anni prima del suo amico e collega Hugo Chavez, autorizza, tramite atto presidenziale, l'utilizzo del Software Libero nella Pubblica Amministrazione Centrale
Con il decreto n. 1014 del 10 aprile 2008, si attua, così, una politica di graduale migrazione al Software libero e di opportunità di utilizzo delle tecnologie "aperte" nelle Pubbliche Amministrazioni. Si apre la strada affinché gli organismi di Pubblica Amministrazione Centrale, previa una massiccia formazione ed informazione, possano, quindi, installare ed utilizzare gli standards aperti e sfruttare, di conseguenza, le opportunità di sviluppo adeguato alle esigenze dell'apparato pubblico, fattore messo a disposizione dalle 4 libertà del software libero. Un passo in avanti per il governo Ecuadoriano che lo aggrega sempre più agli altri stati latinoamericani nella lotta etica ed economica contro il software proprietario. Un punto del predetto decreto, a differenza del decreto presidenziale venezuelano n.°3390 del 28 Dicembre 2004, resta però nell'ambito di un'interpretazione discutibile: all'articolo 4 si consente l'utilizzo del software proprietario solo quando non vi è, da parte dei software liberi, una soluzione che soddisfa le esigenze richieste, o quando a rischio vi è la sicurezza nazionale, o quando il progetto informatico si trova in un punto di non ritorno.Viene marcata, inoltre, l'attenzione per l'aspetto prettamente economico di questa migrazione.
Infine, non si evidenzia o si accenna alla durata prevista per il processo di migrazione al Software Libero, cosa che invece decretata nel omologo decreto venezuelano (attuazione dei punti stabiliti in ventiquattro mesi). A mio avviso, quindi, un prudente passo in avanti, quello di Correa...
Con il decreto n. 1014 del 10 aprile 2008, si attua, così, una politica di graduale migrazione al Software libero e di opportunità di utilizzo delle tecnologie "aperte" nelle Pubbliche Amministrazioni. Si apre la strada affinché gli organismi di Pubblica Amministrazione Centrale, previa una massiccia formazione ed informazione, possano, quindi, installare ed utilizzare gli standards aperti e sfruttare, di conseguenza, le opportunità di sviluppo adeguato alle esigenze dell'apparato pubblico, fattore messo a disposizione dalle 4 libertà del software libero. Un passo in avanti per il governo Ecuadoriano che lo aggrega sempre più agli altri stati latinoamericani nella lotta etica ed economica contro il software proprietario. Un punto del predetto decreto, a differenza del decreto presidenziale venezuelano n.°3390 del 28 Dicembre 2004, resta però nell'ambito di un'interpretazione discutibile: all'articolo 4 si consente l'utilizzo del software proprietario solo quando non vi è, da parte dei software liberi, una soluzione che soddisfa le esigenze richieste, o quando a rischio vi è la sicurezza nazionale, o quando il progetto informatico si trova in un punto di non ritorno.Viene marcata, inoltre, l'attenzione per l'aspetto prettamente economico di questa migrazione.
Infine, non si evidenzia o si accenna alla durata prevista per il processo di migrazione al Software Libero, cosa che invece decretata nel omologo decreto venezuelano (attuazione dei punti stabiliti in ventiquattro mesi). A mio avviso, quindi, un prudente passo in avanti, quello di Correa...
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